Basket, dentro la crisi Olimpia Milano

La squadra non gira, il cammino europeo sembra essere compromesso già a novembre. Persa anche la Super Coppa Italia a favore della Virtus Bologna

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differenze di prestazione tra giocatori alti e bassi

Basket, dentro la crisi Olimpia Milano. La quinta sconfitta di fila in Euro Lega, maturata ieri sera al Forum di Assago contro i campioni in carica dell’Efes Pilsen Istanbul, ha gettato nello sconforto la tifoseria biancorossa. La quale sogna da oltre vent’anni di sollevare il trofeo. Esattamente dalla stagione 1988/89 quando la Tracer Milano guidata dal compianto Franco Casalini bissò il successo dell’anno prima con Dan Peterson. La squadra costruita in estate sembrava non avere punti deboli, visti i nomi che compongono il roster. Invece i primi scricchiolii si sono avvertiti durante le semifinali di Super Coppa Italia di fine settembre. Gli uomini di coach Ettore Messina cedettero il passo alla Virtus Bologna per 64-72. Le prime crepe sul muro eretto in estate, alle quali non fu dato un peso eccessivo.

Basket, dentro la crisi Olimpia Milano. Le responsabilità di Ettore Messina

Quando una squadra non funziona, le colpe ricadono sempre sulla guida tecnica. A maggior ragione se oltre alla carica di allenatore, si ricopre anche quella di responsabile dell’area tecnica. Una doppia carica voluta da Giorgio Armani, il quale si è sempre fidato del tecnico catanese. Ettore Messina è uno degli allenatori più vincenti nel panorama europeo, con esperienze da vice head coach nella Nba. Gli anni alle spalle di Gregg Popovich a San Antonio hanno accresciuto la fama dell’allenatore. Arrivato a Milano con una missione precisa: riportare l’Olimpia Milano sul tetto d’Europa. Compito difficile, ma non impossibile visto il budget societario. Questo è il penultimo anno di contratto e se la stagione prenderà una piega negativa sarà l’ultimo.

Basket, dentro la crisi Olimpia Milano: il percorso milanese di Messina

L’11/06/2019 viene annunciato come nuovo coach dell’Olimpia Milano, in sostituzione di Simone Pianigiani. La sua prima stagione viene interrotta a causa della pandemia. Nella seconda stagione arrivano i primi trofei in bacheca, ovvero la Super Coppa  Italia 2020 e la Coppa Italia 2021. E le prime soddisfazioni europee: la squadra accede alle Final Four dell’ Euro Lega per la prima volta dopo 29 anni, giungendo terza. La stagione termina, però, con una nota dolente: quella della sconfitta per 4-0 in finale di serie A, inflittagli dalla sua ex squadra, la Virtus Bologna.

Nella stagione 2021/22, centra nuovamente la vittoria in Coppa Italia e vince lo scudetto (4-2 la serie contro la Virus Bologna n.d.r.). Con questa vittoria, il coach ha conquista il suo 5° scudetto in carriera, raggiungendo Valerio Bianchini e Carlo Recalcati tra coloro che hanno conquistato lo scudetto con tre squadre diverse. In campo europeo, invece, riesce a condurre la sua squadra ai playoff Euro Lega, dove incontra, complice anche i diversi infortuni, la sconfitta ai quarti per 3 a 1 contro l’Anadolou Efes Pilsen Istanbul.

Basket, dentro la crisi Olimpia Milano: le cause di una crisi diventata tunnel

La crisi di risultati ha portato i tifosi biancorossi a ricercare i motivi per i quali la squadra non riesce a rendere. L’origine delle difficoltà attuali hanno nome e cognome: Sergio Chaco Rodriguez. Lo spagnolo durante l’estate lascia la città per problemi familiari e torna al Real Madrid. L’asse play-pivot formato con Kyle Hines si rompe. Kevin Pangos ha altre caratteristiche rispetto all’ex play e non riesce a fare girare la squadra. Queste è la prima causa, la seconda ha nome e cognome: Shavon Shields. L’ala è il giocatore più forte della squadra, una vera e propria macchina da canestri. La sua assenza, unita a quella di Sergio Rodriguez toglie alla squadra i maggiori riferimenti offensivi. In questo quadro, l’area tecnica sbaglia gli acquisti e la stagione si fa in salita. O meglio, non sono acquisti sbagliati, ma giocatori che non entrano in contatto con la concezione della pallacanestro messiniana.

La squadra vista dal di fuori sembra un gruppo di giocatori troppo diversi fra loro, con anime che faticano a trovare un punto d’incontro comune. Monta la sensazione di aver rovinato per l’ennesima volta un gruppo squadra che aveva dato prova di coesione e compattezza come quello dell’anno scorso. I vari Malcolm Delaney, Ben Bentil, Jerian Grant, Kaleb Tarczewski non erano fenomeni, ma quando venivano chiamati in causa davano tutto quello che avevano.