Basket, intervista a Gianmarco Calasso

L’atleta salentino dopo una lunga carriera ad alti livelli, ha accettato una scommessa ripartendo dall’ultima categoria cestistica

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Basket, la passione per la palla a spicchi. Gianmarco Calasso nasce a Copertino (Le) il 09/11/1997 e fin da bambino mostra la propensione per la pallacanestro: all’età di 5 anni si allena già con il Centro Basket MonteroniL’anno dopo si sposta a “casa”, nella sua Copertino, dove agli ordini del prof. Francesco Cipressa sviluppa le basi e le conoscenze sul rettangolo di gioco. L’addestramento dura fino ai 13 anni, quando approda alla Nuova Pallacanestro Monteroni, squadra storica dell’omonimo paese. Qui, Gianmarco percorre tutta la trafila nelle giovanili, vincendo un titolo regionale con l’Under 20. L’esordio nella Lega Nazionale Pallacanestro (l’attuale serie B, n.d.r.) avviene a 17 anni. Dopo quattro lunghe stagioni a Monteroni, il giocatore comincia un lungo girovagare fra Potenza, Lsb Lecce, Nardò, Calimera e Monopoli. A conclusione della stagione 2021/22 lascia la squadra barese e torna nel Salento, accettando la scommessa Fenix Lecce. La squadra leccese parteciperà al campionato federale regionale di Prima Divisione ed è nata sulle ceneri del Basket Lecce (vinse lo scorso campionato Csi regionale n.d.r.).

Basket, l’intervista: le figure fondamentali per Gianmarco e la visione della pallacanestro

Ciao Gianmarco, grazie per averci concesso l’intervista. La pallacanestro è di famiglia per te !

E’ vero ! Quelle di mio fratello Lorenzo (militante nella Virtus Galatina in serie D, n.d.r.) e dei miei cugini Davide e Matteo sono state figure importanti nel mio percorso di crescita umano e sportivo. Anche mio padre Pino (per anni direttore sportivo alla Nuova Pallacenstro Monteroni, n.d.r.) ha svolto un ruolo importante, spingendomi a dare sempre il meglio.

Secondo te, perché un ragazzino che si avvicina al basket dovrebbe scegliere questo sport ?

La pallacanestro è uno sport nel quale più di tutti vince il gioco di squadra, dove la collaborazione fra difesa e attacco è essenziale. L’aiutarsi in queste due fasi di gioco permette al bambino di sviluppare la concezione di come si affrontano le difficoltà e il rispetto del prossimo.

Domanda pesante: cosa ne pensi del Settore Giovanile italiano ? Non crescono più talenti come anni fa, quali sono le cause e i motivi?

Penso che l’abolizione del tetto massimo degli stranieri per squadra, da un lato abbia reso competitive le squadre italiane a livello europeo, mentre dall’altro la leso gravemente il movimento, con sempre meno prodotti locali con minutaggi importanti. Ultimamente, però, sto vedendo qualcosa di buono in alcuni club che stanno puntando sui giovani. Forse un barlume di speranza comincia a intravedersi.

Cosa serve per diventare giocatori professionisti secondo te e quali erano i tuoi idolo giovanili ?

Costanza, mentalità, voglia di mettersi in gioco, accettare la pressione: non ho visto nessun campione senza uno di questi fattori. Da ragazzino inevitabilmente sono cresciuto con il mito di Michael Jordan e di Kobe Bryant. Quest’ultimo l’ho apprezzato ed amato per la mentalità che lo ha portato ad eccellere. Consiglio a coloro che amano il basket questo libro: “Mamba Mentality”…qualcosa di unico !

Preferisci il basket Nba o l’Eurolega ?

Non amo molto nessuno dei due, in realtà. Sono diventati un mezzo di intrattenimento e business. Infatti, secondo me il vero basket è rimasto quello delle serie importanti ma inferiori alla nostra prima Lega, che purtroppo sta diventando anche lei una copertura per giro di soldi e sponsor. Vedere la Nba nella stagione regolare non è vero basket, ma uno spettacolo nel vero senso della parola, dove ognuno pensa alle proprie statistiche. Poi dai playoff è un’altra storia, ma ogni partita dovrebbe essere importante nello sport.

Basket, l’intervista: la nuova scommessa di Gianmarco e la pallacanestro pugliese

Dopo una carriera agonistica ad alto livello, quest’anno hai accettato la scommessa Fenix Lecce della quale sei atleta e vice presidente, ripartendo dal basso. Come mai ?

Quello che mi ha fatto aderire a questo progetto è stato il fatto di avere avuto un grande seguito tra i ragazzi che conoscevo e che ritenevo prima di tutto amici e poi anche ottimi giocatori, qualcuno dal passato importante. Alcuni non giocavano da tempo e li ho visti accettare con entusiasmo la nuova situazione: capisci davvero la forza di unione di questo sport. Il gruppo di giocatori a nostra disposizione è fenomenale e stiamo lavorando per renderlo sempre più competitivo. Vorrei spendere due parole per il presidente Federico Del Sordo, il coach Cristiano Mezzi e il dirigente Thomas Vitti che ogni giorno si spendono per la causa. Loro sono il mio motivo di esser qui, nonostante abbia ricevuto offerte da altre realtà cestistiche.

Infine, hai mai pensato che andando avanti avresti sfondato in serie A o all’estro ?

Si, ma più che “pensato” ho “sognato”. Soprattutto quando giocavo in serie B da giovanissimo. Purtroppo non è stato così, ma mi tengo strette tutte le esperienze fatte. Sono state fantastiche e mi hanno fatto crescere come uomo. Ho realizzato il sogno da ragazzino: giocare ad alto livello ed essere in campo con centinaia di tifosi a cantare per te e la tua squadra in ogni momento delle partite.