F1 le pagelle dei piloti

Finita la stagione, è arrivato il momento dei voti: promossi, sufficienti e bocciati del 2022

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F1 le pagelle dei piloti
F1 le pagelle dei piloti

F1 le pagelle dei piloti. Come al termine di ogni annata, è giunto il momento del giudizio. Il cambio dei regolamenti ci ha regalato una stagione atipica, segnata da continui ribaltamenti di fronte, fino all’apoteosi sportiva di Max d’Orange. A dire il vero i promossi sono pochi, o meglio, non sono in ordine di classifica. Ho cercato di svincolarmi dalle statistiche e dai punti – per carità, importanti – riavvolgendo a ritroso il nastro della stagione. Gli episodi più dei numeri, solo così è venuta fuori una graduatoria insolita. Con serietà ed un pizzico di malizia, senza la quale non avrei potuto portare a termine la valutazione dell’emblema Latifi (ci mancherà).

Max Verstappen: 10

Dopo un inizio difficile ha rimesso la squadra in carreggiata, cambiando l’inerzia del campionato. Ha recuperato 46 punti, un po’ alla Bagnaia, imponendosi infine con un margine di 146 punti su Leclerc (sei gare piene). Ormai è un pilota completo: non sempre perfetto in qualifica, in gara conta su una solidità imbarazzante; il corpo a corpo, dopo i primi squilli annuali, c’è stato raramente, ed in queste occasioni è sembrato finanche troppo “pensatore” – tranne con Lewis – rispetto al “Mad Max” che tutti ricordano, segno di maturità. Il 10 lo merita tutto, è un cannibale: record di punti (456) e di vittorie (15) per un uomo che ormai è l’essenza stessa della sua scuderia. Chiedete ad Horner.

Fernando Alonso: 9

Molti si chiederanno: “Perché?”. Presto detto, finire in top ten a 41 anni è roba da anni sessanta, da albori del Motorsport. A lui non interessa e sfida ogni settimana le forze-G e i 60° dell’abitacolo. Ogni tanto è colpito da venti di sventura: sembrava quasi che l’Alpine avesse un topolino pronto ad entrare negli ingranaggi causando i suoi ritiri. Senza di questi, altro che Ocon davanti, starebbe 50 punti dietro. Sorpassi, partenze, gestione: Fernando è ancora il diamante della Formula 1 anni 2000.

Lando Norris: 8

Dal 2019 ad oggi è migliorato molto, ma ancora non è arrivato al livello che può raggiungere. Vincitore del campionato “degli altri”, è sempre costante e quasi mai in difficoltà, tenendo a galla da solo la Mclaren. Mancano ancora podi e vittorie, ma siamo certi che quando arriverà la macchina sarà lì a giocarsela con i suoi “grandi” coetanei. Una pecca: deve migliorare nella difesa.

George Russell: 8

Alla prima stagione con una macchina da corsa (non me ne voglia la Williams) sembra subito calato nel nuovo team. Dopo la benedizione di Wolff il ragazzo non si è bruciato, perché è un cavallo di razza, proprio come gli altri della nuova generazione. Si mette Lewis dietro e aiuta la squadra ad uscire dal buco nero in cui era caduta. La prima vittoria è la ciliegina sulla torta: ha fatto vedere, con l’aiuto della macchina, di non essere soltanto il Mr. Saturday che conoscevamo ai tempi della Williams. Attenti a George.

Valtteri Bottas: 8

In Alfa è diventato un altro, togliendosi di dosso le pressioni dell’alta classifica. Purtroppo ha sempre sofferto di vertigini (e delle richieste di James), oltre a palesare evidenti mancanze nel corpo a corpo. Ma si issa decimo con l’Alfa, grazie ad una prima parte di stagione ad altissimo livello. Ha dato 43 punti a Zhou ed è diventato uomo squadra seppur in una piccola dimensione. In qualifica poi è sempre un gran pilota, il solito ma “rinato” Valtteri.

Sebastian Vettel: 8

La sua stagione è sufficiente, il voto lo diamo alla carriera. Seb ci mancherà, come tutti i pezzi di storia che se ne vanno. L’unico in Aston a tirare avanti il carretto è lui, anche se forse due anni fa sperava di raccogliere maggiori soddisfazioni. Con una vettura inferiore fa gli stessi punti di Ricciardo e doppia il compagno Stroll, con il quale spesso viene a frizioni. Chissà come avrà fatto a convivere due anni con il pericoloso figlio del capo (Alonso avvisato). Buona vita, Seb.

Charles Leclerc: 7,5

Speravamo potesse regalarci più gioie, con quella macchina che sembrava imprendibile. Al sabato recita la parte del sovrano per finire spesso alla domenica nei panni del mezzadro. L’unico ad aver messo in difficoltà Max, il solo ad averlo superato tre volte in una gara (Bahrein e Austria). Ci sarebbero volumi da spendere sul dialogo col muretto, ma ce ne occuperemo nel pagellone delle scuderie. Manca ancora la maturazione completa, Charles deve diventare uomo squadra, trascinatore, anche nei momenti più bui. Per ora il confronto sorride al rivale, ma alla guida sono allo stesso livello, con la bilancia leggermente pendente dalla parte di Max. Una cosa però non mi va giù: a fronte di 18 pole position le 5 vittorie sono un bottino troppo magro. C’entrano, ma non è solo questione di strategie. Charles deve diventare anche un animale da gara – come ogni tanto ci fa vedere – per imporsi. Per questo la sua stagione non può essere da 8 pieno.

F1 le pagelle dei piloti, i sufficienti

Kevin Magnussen: 7,5

“A fu…ing viking comeback”, per dirla alla Steiner. Chiamato a sostituire il testacodaro russo delle macchine, Nikita Mazepin, il Danese Volante si è rivelato ancora per quello che è: un pilota discreto da metà classifica, forse un tantino troppo esuberante nei sorpassi. Si mangia Schumi Jr e porta la Haas all’ottavo posto nei costruttori. La pole in Brasile è come il suo podio all’esordio in Australia: un regalo del caso che ogni tanto lo colpisce. Per la macchina che ha, una buona stagione.

Carlos Sainz: 7

Si conferma un gran secondo (sulla carta non lo è), ma quest’anno Charles gli sta davanti. Dopo il buon impatto del 2021 Carlos ha scoperto cosa significa avere una machina competitiva: è un passo indietro al compagno, ma di gara in gara aggiunge il mattoncino, fino alla consacrazione a Silverstone, una vittoria rimasta offuscata ingiustamente dal delirio box/Leclerc. Magari non è un talento puro come i suoi avversari, ma è un tenace lavoratore, studia e si migliora di gara in gara. La costanza è il suo emblema: Dio solo sa quanto avrebbe bisogno la Ferrari di un secondo pilota così, caso mai si tornasse a lottare per il Mondiale. (Ogni messaggio esplicito a Mattia Binotto è puramente voluto!).

Alexander Albon: 7

Dopo aver preso una bella pedata nel sedere dai vertici Red Bull, il ragazzo anglo-thailandese è tornato nella categoria con la Williams: anche lui, come Bottas, calato in una dimensione adeguata si sta rivelando un buon pilota, ma soprattutto un grande opportunista. Quando vedete 3-4 ritiri, noterete che è sempre a ridosso della zona punti: grazie ad ottime gare sbeffeggia Latifi doppiandolo nei punti (4 a 2!).

Nyck De Vries: 7

Sette è il voto al suo GP d’Italia: catapultato dalla Formula E alla F1 va a conquistarsi un inaspettato nono posto, eguagliando il miglior piazzamento di Albon in stagione. Purtroppo la Williams – non si sa perché, o forse è noto – ha preferito dare a Sargeant l’investitura di erede di Latifi. L’Alpha Tauri ha deciso così di puntare su di lui, aspettiamo conferme.

Sergio Perez: 6,5

Non fa quello che riesce a Max, semplicemente perché è due gradini sotto. Quando è in giornata è un pilota, quando ha la luna storta è un altro. Alla fine si fa battere da Leclerc nella lotta per il secondo posto, dopo la volata di fine stagione. L’impressione è che – dopo i bei tempi – abbia iniziato a comprendere qual è il suo ruolo in Red Bull: quello di un elegante ma non eccelso valletto dell’olandese. Ed infatti, proprio perché non si piega totalmente alle volontà di Horner, finisce per litigare con Max: attento Checo, vorrai mica finire come Ricciardo? La sufficienza la merita per i podi e le due vittorie, ma non è da 7 perché con quella macchina, da Spa in poi senza rivali, doveva arrivare secondo nel Mondiale.

Esteban Ocon: 6,5

Grazie al topolino nel motore di Fernando gli arriva davanti, non si sa bene come e perché. Poche sono le cose che ci ha fatto vedere, dopo la vittoria in Ungheria lo scorso anno, a parte una: nessuno lo vuole tra i piedi, è un patema sorpassarlo, ma non per le sue qualità alla guida. Una volta con Perez e ad oggi con Alonso si incaponisce contro il compagno di squadra, per una sindrome di superiorità che fatico a comprendere. La Alpine lo ha aiutato, senza dubbio, però è da riconoscere il fatto che a punti ci va, anche essendo niente di più di un pilota decente. Del resto, per dirla alla Fernando: “It’s not my problem anymore, haha!”. Auguri a Gasly.

Lewis Hamilton: 6

Un voto in meno rispetto ai Mondiali in bacheca. E ho detto tutto. Russell gli dà 35 punti alla sua prima stagione in Mercedes: solo nella parte centrale sembrava essere sulla lunghezza d’onda del compagno, ma inizia e finisce con l’atteggiamento del bambino viziato. All’alba della stagione vuole abbandonare la nave, al tramonto dichiara: “Meno male che non dovrò più guidare questa macchina”. Immaginatevi Schumi parlare in questi termini… Verstappen prima e Russel poi gli negano il record di una vittoria per ogni stagione disputata. A chi si chiede cosa farà quest’inverno rispondo io: rosicherà.

Guanyu Zhou: 6

Anonimo, però qualche buona gara la mette in cascina. Paga esperienza nei confonti di Bottas e si limita ad una stagione di apprendistato. Ci sono stati rookie ben peggiori: il primo cinese in F1, senza infamia e senza lode, porta a casa 6 punti tutt’altro da buttare. La prossima stagione il passo in avanti, se non vuole diventare il nuovo Tsunoda.

F1 le pagelle dei piloti, i bocciati

Daniel Ricciardo: 5

Il sorriso a trentadue denti è uno sbiadito ricordo. Di quel pilota che battagliava con Vettel ed Hamilton non rimane niente. Stanco, svuotato, abulico: viene da chiedersi come sia possibile una tale involuzione. Demolito da Norris, non gli resta che andare a fare il terzo in Red Bull, un ritorno a casa dei più controversi. La nota positiva del biennio in Mclaren è una: se la scuderia di Woking è tornata alla vittoria, a Monza (’21), lo deve all’ australiano. Quel giorno – ma solo quello – si è ricordato di essere stato un grande pilota. L’unico che, non per caso, riuscì a battere la Mercedes, per tre volte, nel 2014 dorato della scuderia tedesca.

Pierre Gasly: 5

Ma è lo stesso del 20/21? A me non sembra. Sebbene l’auto gli fornisca un’attenuante, negli anni passati aveva fatto vedere proprio di essere lui, e non la macchina, il punto forte dell’Alpha Tauri. Fuori da ogni lotta, mai a beccare punti pesanti nelle gare pazze: eppure erano quelle le sue corse. L’anno scorso più di 100 punti, questa stagione 23, per quello che è il suo punteggio più basso da quando corre. Inspiegabile, ma forse si era semplicemente rotto le scatole di fare il brodo in Alpha Tauri. Alpine aspetta il vero Pierre.

Lance Stroll: 4

I timidi miglioramenti degli anni in Racing Point sono scomparsi. Lance è sempre dietro Vettel, ma è ben saldo al sedile grazie al padre Lawrence. Si conferma inoltre un pericolo pubblico: in Brasile continuava a zigzagare davanti a Vettel in rettilineo (cosa proibita), fino a spingerlo con le ruote sull’erba quando Seb tentava il sorpasso. Stessa cosa con Alonso ad Austin, dove lo spagnolo si librò in aria a causa dei cambi di traiettoria del canadese. Proprio Fernando è sollevato dal non aver più a che fare con Ocon, ma qualcuno gli ha detto che il suo compagno sarà Stroll l’anno prossimo, ne è cosciente?

Mick Schumacher: 4

Che non era il padre lo sapevamo, ma non poteva essere almeno lo zio? Se togliamo due buone gare a Silverstone ed in Austria la sua stagione è pessima. Spesso danneggia la macchina, sembra soffrire il confronto con Magnussen e il rapporto con Steiner si è deteriorato. Non hanno avuto dubbi a metterlo alla porta, dispiace ma è naturale che sia così. Chissà se qualcuno gli darà una chance in futuro.

Yuki Tsunoda: 4

Tsunoda si è rivelato per quello che è: il classico salto nel buio di casa Red Bull. Un’operazione di marketing per aumentare la visibilità in Giappone, unita alle pressioni dettate dalla Honda? Probabile. Non è maturato, le sue uscite di pista costano centinaia di migliaia di euro alla casa faentina e ha un rapporto burrascoso con Franz Tost. Ma guarda un po’ l’hanno confermato: c’è un po’ di Formula 1 in questa politica.

Nicholas Latifi: 3

La chicane è un tipo di curva inserita dopo un rettilineo, lenta, spesso da percorrere in seconda, serve a rallentare i piloti. Ecco, Latifi è stato una magnifica chicane nei suoi anni di Formula 1. Ci mancherai Nick, soprattutto a Max!