Curva Inter: “Ci interessano i soldi non striscioni o altro”

I capi ultrà interisti legati alle organizzazioni criminali

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Curva Inter ancora sotto tiro. Una storia torbida che intreccia tifo organizzato, malavita e club. Una baraonda con tanti risvolti

Bene il tifo insomma, ma prima di tutto gli affari, il denaro proveniente da attività illecite o poco chiare.

Ne parlavano già nel 2020 Beretta e Bosetti nel fascicolo della Digos. I due risultano nel direttivo comandato da Boiocchi, poi morto ad ottobre 2022.

Adesso il “direttore” è Ferdico.

Nel gruppo è presente anche Antonio Bellocco, già condannato per mafia, figlio di una dinastia di ‘ndrangheta tra le più potenti della Calabria.

Curva Inter, si “lavora” solo per il denaro

È il maggio 2020, Beretta e Bosetti sono al telefono.  Beretta: “Te l’ho già detto l’altra volta, a me di tutte ste baggianate qua non me ne frega un cazzo”.

Bosetti: “Questo è lavoro! È marketing”.

Beretta: “Parliamoci chiaramente: a me non è che mi piace star a perdere tempo, se io lo faccio ci deve essere un rientro economico; a me tutte ste cose qua: la mentalità ultrà, non mene frega un cazzo, la mia vita gira intorno al guadagno”. Bosetti concorda: “Siamo in due, io la penso come te!”.

Curva Inter

Beretta prosegue: “Lo sai benissimo io non faccio le cose per lo striscione. A me non me ne frega un emerito cazzo! Volete andare in curva a cantare Bella ciao? A me non interessa”.

Bosetti chiosa: “Nessuno lavora per il popolo”.