Vlahovic non rinnova? Ma il contratto scade nel 2023

L’ennesima follia del calcio, i contratti non valgono più nulla

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Ormai il mondo del calcio sembra non riuscire proprio a darsi una regolata. L’ultimo caso destinato a far riflettere sulla piega che sta prendendo lo sport (se ancora può dirsi tale) più popolare a livello globale arriva da Firenze. Ove il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, ha dichiarato che Dusan Vlahovic non intende rinnovare il contratto con la squadra gigliata.
Peccato che quello il quale lo lega alla società viola sia in vigore sino al 30 giugno del 2023. Una dichiarazione che dovrebbe far riflettere non poco sull’andazzo ormai in auge nel calcio ove, a quanto sembra, i contratti firmati non valgono praticamente più nulla. Consegnando a giocatori e procuratori tutti i vantaggi e nessuno onere.

Vlahovic non rinnoverà il contratto con la Fiorentina

Per capire quanto sta accadendo a Firenze bastano del resto le cifre. La società gigliata, infatti, ha offerto a Vlahovic un contratto sino al 2025, con il primo anno a quattro milioni netti e gli altri tre a cinque milioni.
Un’offerta faraonica per un giocatore giovanissimo che in fondo viene da una grande annata, ma il quale deve ancora confermarsi. E, soprattutto, deve dimostrare di essere pronto per affrontare livelli più alti.
Offerta che però non è bastata al giocatore e al suo entourage. I quali, con tutta evidenza, hanno già in mano offerte più alte, e da parte di squadre più blasonate della Fiorentina. Sembra però molto difficile che possano essere Juventus, Milan o Inter, di cui si era parlato anche nei giorni passati.

Un futuro all’estero?

Sembra in effetti molto più probabile che Vlahovic possa trasferirsi all’estero, considerato come un investimento su di lui comporterebbe per le tre squadre italiane, attualmente alle prese con bilanci disastrati, un investimento elevatissimo, per non dire proibitivo.
In un caso o nell’altro, resta la sensazione sgradevole di società che ormai sono messe sotto scacco da procuratori spregiudicati e giocatori senza alcuna riconoscenza per le società che pure hanno investito sulla loro crescita professionale. Resta solo da capire quanto durerà questa vera e propria bolla, Superlega o meno.