Calcio, Cesare Prandelli saluta

L’allenatore ha deciso di lasciare il calcio, nel suo futuro la famiglia. Il mondo del pallone perde un professionista straordinario

Tempo di lettura: 4 Minuti
501
ultime notizie sportive

Calcio, Cesare Prandelli saluta. Il mondo del calcio saluta uno dei suoi protagonisti: Claudio Cesare Prandelli ha infatti annunciato di volersi dedicare esclusivamente alla famiglia svestendo i panni dell’allenatore. Dopo l’addio alla Fiorentina di due anni fa, arriva dunque quello definitivo al professionismo. Ma andiamo con ordine. Su Radio Rai, l’ex tecnico ha ripetuto il senso di una scelta più umana che professionale: “Qualcosa all’orizzonte? Le richieste arrivano sempre, ma la panchina che sto sognando è quella di un parco con i miei nipotini a godermi la vita con loro. Basta allenare. La passione rimane, una grande passione. Sto molto bene, tutto il resto passa”.

Termina così la carriera di un uomo che al calcio ha dato tanto, prima da giocatore e poi da allenatore. Adesso potrà godersi i valori più profondi della famiglia, accanto alla nuova compagna Novella Benini. La donna che gli ha rapito il cuore lacerato dalla scomparsa della moglie Manuela.

Calcio, Cesare Prandelli saluta: la carriera da giocatore

Cesare Prandelli è un uomo d’altri tempi. Non ama i social, non ha mai avuto un vero e proprio procuratore, va in giro con una Panda e chiacchiera al bar sotto casa. È stato pronto a sacrificare la propria carriera per amore della moglie Manuela. Quando ha compiuto 15 anni ha perso il padre e, rimasto con la madre e due sorelle piccole, è stato costretto a divenire l’uomo di casa.

Poi il calcio. I primi anni con la Cremonese, l’Atalanta e la grande chiamata, la Juve. Sei stagioni in bianconero, perlopiù da alternativa ai centrocampisti titolari, in cui ha vinto tre scudetti e una Coppa dei Campioni, vivendo la tremenda notte dell’Heysel. Dopo la Juve è tornato a Bergamo, dove ha iniziato la sua carriera da allenatore.

Calcio, Cesare Prandelli saluta: la vita da allenatore

Dopo gli anni nelle giovanili dell’Atalanta nel 1997 passa al Lecce. Si dimette dopo qualche mese, con 14 sconfitte in 18 gare. La sua squadra giocava bene ma non otteneva risultati. Giovanni Semeraro, il presidente dell’epoca del club pugliese, non era d’accordo e gli telefonava ogni settimana per fargli cambiare idea. “Lo ringraziavo tutte le volte ma ormai la decisione era presa”, raccontava qualche anno fa Prandelli a Ultimouomo.com. Dopo il Lecce due anni al Verona, con annessa promozione e nono posto al primo anno in serie A. Si qualifica all’Intertoto (competizione che metteva in palio dei posti per la Coppa Uefa, ndr) ma la società rinuncia a parteciparvi. Così si dimette e accetta di tornare in serie B, al Venezia, riuscendo subito a centrare la promozione. Nel 2003 e nel 2004 è invece al Parma, con cui arriva quinto in serie A qualificandosi per la Coppa Uefa.

Nell’estate del 2004 è stato per poco meno di un mese l’allenatore della Roma. Era la sua prima panchina di una grande squadra, ma si dimise per i problemi di salute della moglie Manuela Caffi, a cui era stato diagnosticato un tumore. Per un anno si prese cura di lei, fin quando le sue condizioni non migliorarono. Così nel 2005 accettò l’offerta della Fiorentina di Della Valle. La moglie morì il 26 novembre 2007. In cinque stagioni a Firenze ha ottenuto grandi risultati, arrivando sempre ai primi posti della classifica in serie A (tre volte quarto) e portando i viola ad un passo dalla finale di Coppa Uefa (semifinale persa ai rigori contro i Glasgow Rangers nel 2009) e agli ottavi in Champions League, eliminati tra le polemiche arbitrali dal Bayern nel 2010. Firenze è restata nella vita di Prandelli anche per quanto umanamente gli ha dato.

Le dimissioni sono state una costante nella sua carriera. Quelle successive a Italia-Uruguay, Mondiale 2014, furono le più rumorose. Arrivava da un grande Europeo, nel 2012, perso in finale contro la Spagna dopo aver battuto l’Inghilterra ai quarti e soprattutto in semifinale la Germania, che due anni dopo vincerà il Mondiale. Nonostante questo, visto il fallimento dell’avventura brasiliana, ko contro Costa Rica e Uruguay dopo il successo con l’Inghilterra decise di farsi da parte, contro la volontà della Figc. In 56 partite da ct della Nazionale ha sommato 23 vittorie, 20 pareggi e 13 sconfitte.

Le ultime esperienze, dopo la Nazionale, sono state difficili e spesso brevi. Pochi mesi al Galatasaray, in Turchia, subito dopo la fine del Mondiale poi, dopo due anni di inattività, 8 partite al Valencia, con dimissioni il 30/12/2006 per divergenze sul mercato. Il club spagnolo non la prese bene e gli fece causa per aver loro provocato un grave danno d’immagine. La vicenda si è conclusa solo nel 2018, con Prandelli che ha evitato il tribunale arrivando a un accordo economico con il Valencia. Nel mezzo un altro progetto finito male, negli Emirati Arabi, esonerato dopo meno di un anno dall’Al Nasr. Infine pochi mesi al Genoa, dal dicembre 2018 a maggio 2019: il club ligure centra la salvezza solo all’ultima giornata, Prandelli non viene riconfermato. L’ultimo giro in panchina è la chiusura del cerchio: Fiorentina nel 2020. Lascia dopo 23 partite.