Il Napoli è Campione d’Italia!

L’attesa è finita, il pareggio di Udine fa esplodere la festa!

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Il Napoli è Campione d'Italia!
Il Napoli è Campione d'Italia!

Il Napoli è Campione d’Italia! Gesù Cristo ne ha vissute di peripezie in 33 anni. Non che il Napoli, nello stesso arco di tempo, non abbia affrontato fatiche bibliche. Cari tifosi partenopei, le lacrime versate per il fallimento, per la Serie C, per lo Scudetto perso in albergo, possano ora evaporare sotto ‘O sole vostro che oggi alto al cielo benedice una squadra illuminata. Oppure trasformatele in lacrime di gioia, rendetele simbolo della faticosa rivalsa, di una rinascita collettiva che porta con se il marchio della gloria. Perché questa è la vittoria gloriosa di una squadra leggendaria, capace di archiviare la pratica prima del caldo di maggio permettendo ai napoletani di gettare via la maschera della scaramanzia per indossare quella della felicita. Ed è successo ben prima del golpe a Torino con firma di Raspadori, il cui sinistro “è un colpo che affonda la Juve ed entra nel cuore dei napoletani”, come si leggeva su un editoriale del Mattino lunedì scorso. Diciamolo, uno Scudetto del Napoli fa letteratura, entra di diritto nella millenaria storia della città, graffiando eternamente quella della Nazione. Questo Scudetto sembra essere scolpito dalla mano del Vanvitelli, tanto perfetto e irradiato di luce è stato il percorso. Il partenopeo Sorrentino direbbe “è stata la mano di Luciano”, regista e condottiero della splendida conquista: state tranquilli che questo Scudetto farà anche cinema. D’altronde, le immagini che arrivano dalla città si prestano a panoramiche cinematografiche, dal Maradona mai così colorato e sbandierante a Piazza del Plebiscito che così piena non la si vedeva dall’epoca dei Reali. E se scendiamo più in profondità, nel dedalo azzurro dei Quartieri Spagnoli, vediamo che la finestra sulla faccia di Diego, dopo essersi spalancata per la vittoria dell’Argentina, è tornata ad aprirsi per la gioia più grande e inaspettata.

Il Napoli è Campione d’Italia! I protagonisti

Difficile riassumere in poche righe un evento di tale portata. Arduo lasciare fuori qualcuno, impossibile citare tutti. Quindi non possiamo che iniziare da quel visionario di Aurelio de Laurentiis, lui che questa squadra l’ha ricostruita, portandola a più riprese a un soffio dal sogno proibito finalmente divenuto realtà. Lui lo chiama “Scudetto dell’onestà”, in barba ai rivali bianconeri, ma è soprattutto il trionfo di un’accorta gestione societaria. Solo un visionario, con i suoi adepti, avrebbe scovato dal cilindro quel Kvara, Maestro del Caucaso, che fa impallidire i nomi pompati del calcio mondiale con la sua semplicità da pastore del dribbling. Suo il gol che a detta di tanti tifosi apre il solco: quello all’Atalanta, un destro che trafigge le speranze di milioni di tifosi settentrionali. E poi, che ragione d’esistere avrebbe Kvara se non ci fosse il suo gemello, quel bomber di razza quale è Osimhen, a raccogliere i suoi eleganti inviti. Victor è l’ultimo di una ristretta élite di grandi campioni azzurri, è l’attaccante che rompe le linee e ammattisce le difese avversarie. Il suo rapporto con la porta è un’evoluzione del magnetismo su scala umana, tanto sembra facile fare gol quando si mette in modalità testa d’ariete. Lo sa bene il suo capitano, Giovanni di Lorenzo da Castelnuovo di Garfagna, il quale in una manciata di stagioni è arrivato dove non ci si riesce in una carriera. Campione d’Europa e Campione d’Italia: Giovanni è il simbolo del nuovo corso partenopeo, è l’interprete italiano di un Napoli internazionale. Custodirà la foto della premiazione come un cimelio prezioso, nonostante la suddetta diventerà murales nel giro di un estate. Foto che poteva ritrarre Zielinski, lui che c’era in quell’albergo fiorentino, se Piotr non avesse reclinato la fascia sentendosi inadatto a tale ruolo. É la vittoria di un manipolo di ragazzi valorosi diventati cavalieri azzurri.

Il Napoli è Campione d’Italia! Esplode la festa

Il gol di Lovric aveva portato cattivi pensieri, ma il buon Victor ha rimesso in ordine la situazione, sciogliendo definitivamente il Sabato del villaggio partenopeo. Mancano pochi minuti alle 23 quando l’arbitro fischia. Un’unica esplosione di gioia si estende per tutto lo stivale: a Udine il rettangolo verde viene invaso da partenopei festanti che braccano i loro idoli, nessuno escluso. Luciano sembra quasi una statua quando si vede recapitare al collo una moltitudine di sciarpe. Mille chilometri più a sud il Maradona è un arabesco azzurro dal quale si alza un boato di festa: al centro del campo c’è De Laurentiis. Il presidente cerca di nascondere le emozioni, ma sul suo volto si intravedono segni di commozione. Il pensiero va a quell’estate del 2004, agli anni di purgatorio, agli Scudetti sfiorati. Il mondo è capovolto, il Napoli ora è tornato grande, i napoletani possono scendere in strada. Una città intera è avvolta una nube azzurra che fa il paio con migliaia di fuochi d’artificio: l’effetto è quello di una tempesta di stelle impressa in un cielo senza luna. Il centro della festa sono i Quartieri Spagnoli: alla fine di via De Deo, dove si apre Largo Maradona, una macchia di persone esulta in quella che sarà una notte infinita. Si passa dal pianto alle risa nello spazio di pochi metri, la multiformità delle sensazioni anima ogni individuo, si scorgono tutte le sfumature della commedia della vita. Sembra una vittoria della Nazionale. O meglio, essendoci a Napoli il solo Napoli l’effetto è proprio quello: una comunità e una squadra riunite sotto l’unico vincolo del sangue azzurro. Il Napoli ha ricominciato da tre, sperando che per il quarto non ci vogliano ll’anne ‘e Cristo.