JHONNY PUTTINI: L’INTERVISTA COMPLETA ALL’ARBITRO

Tempo di lettura: 5 Minuti
524

SuperNews ha intervistato in esclusiva “Il Lord” Jhonny Puttini, arbitro internazionale di wrestling. Orgoglio tutto Made in Italy, partito dalla provincia di Verona, è ora impegnato in tour negli Stati Uniti d’America. New York, Florida, Alabama sono solo alcune delle città dove Il Lord Jhonny Puttini è salito sul ring per dirigere i lottatori dello sport-spettacolo più seguito al mondo. “Il Lord” parla anche dei suoi progetti futuri e dispensa consigli preziosi a chi sogna di sfondare nel mondo del wrestling.

Lord Jhonny Puttini, innanzitutto complimenti per essere il primo arbitro italiano a salire sul ring americano. Cosa provi in questo momento?
Grazie per i complimenti. Non so se sono stato ufficialmente il primo arbitro italiano ad aver lavorato in America, in quanto so che anni fa un altro ragazzo andò ad allenarsi negli Stati Uniti. Posso, però, dire con certezza di essere il primo arbitro italiano chiamato per un tour che tocca diversi stati. È una grandissima emozione se ripenso che da ragazzino seguivo il wrestling americano in tv. È sempre stato il mio sogno quello di arbitrare qui in America e posso dire di averlo realizzato.

Parlaci del tuo Tour Americano. C’è qualche incontro particolare che non vedi l’ora di arbitrare?
Il tour che sto portando avanti è partito da Pittsburgh in Pennsylvania per poi proseguire verso New York (Staten Island), Florida (Tampa Bay), Alabama (Gadsden), California (San Diego) e Texas (Dallas), dove si stanno aggiungendo alcune nuove date. Ogni show è diverso dall’altro e si ha a che fare con tipologie di pubblico differenti, location di ogni tipo, e promotion diverse. Molti di questi show vengono trasmessi in televisione. Non c’è un match che aspetto più di un altro perché ce ne sono di ogni genere e mi danno tutti emozioni nuove. (…) Durante il tour arbitrerò in uno show hardcore, ma sarò presente anche in una promotion totalmente al femminile. Inoltre questo tour mi sta dando la possibilità di lavorare con grandi leggende di questa disciplina come IRS, Sin Cara e Brutus “The Barber” Beefcake, il che è un grande onore per me.

Com’è nata la tua passione per il Wrestling? Raccontaci del tuo percorso professionale e di come è nato il tuo soprannome.
Da ragazzino, di notte, per sbaglio facendo zapping in tv mi sono imbattuto in alcune trasmissioni a tema wrestling riconoscendo l’omone con i baffi gialli presente in molti videogiochi (Hulk Hogan). La vera passione è sbocciata qualche mese dopo, quando il wrestling in Italia è tornato a essere un fenomeno culturale grazie al pittoresco commento di Ciccio Valenti e Christian Recalcati, entrambi capaci di far appassionare intere famiglie a questa disciplina. Una volta coinvolto, ho letto su una rivista nazionale dell’esistenza di una accademia di wrestling a Verona. Armato di buona volontà, ho speso tutte le mie mancette in una cabina telefonica per chiamare ogni palestra presente sulle pagine bianche, ma sfortunatamente senza successo. Qualche anno dopo sono riuscito a trovare una palestra e a passare le selezioni per iscrivermi al corso di wrestling, dando inizio a questo percorso che mi ha cambiato la vita. Il soprannome “Il Lord” l’ho adottato da poco. Per chi mi segue da anni io sono “Il Puto”, soprannome nato in onore di mio padre. Dopo la mia avventura sui ring inglesi mi è stato regalato questo titolo nobiliare legale a tutti gli effetti e da qui sono stato soprannominato da tutti “Il Lord”, nome che usavo anche quando lavoravo come telecronista della medesima disciplina.

Dal tuo esperto punto di vista, come vedi il movimento italiano di Wrestling?
Il movimento italiano ha tanta potenzialità, ma altrettanto bisogno di migliorare. All’estero possiamo vantare nomi come Mambo Italiano e D3 che stanno tenendo alta la nostra bandiera. Anche qui abbiamo atleti conosciuti in tutta Europa come Red Scorpion, Fabio Ferrari, Miss Monica, King Danza, Nco Narciso e molti altri. Tuttavia, c’è una critica costruttiva che mi sento di fare senza screditare niente e nessuno. La grossa differenza che sto notando tra le promotion in America e quelle italiane è relativa al modo degli atleti e della dirigenza di affrontare il wrestling. Il grande salto si farà quando arriverà il giorno in cui saremo pronti a fare un passo indietro e affidare la realtà di una promotion in mano a un imprenditore. Quest’ultimo deve essere pronto ad investire sul prodotto, come ad esempio fanno Tony Khan e Vincent Mcmahon qui negli Stati Uniti. Avere un imprenditore importante vorrebbe dire poter rendere questo sport un lavoro, dato che ci sarebbero più fondi, più sponsor e più possibilità di crescita sia per gli atleti che potrebbero investire sul proprio fisico e i propri costumi, sia per la promotion stessa.

Dopo il tour americano, quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi piacerebbe un giorno trasformare a tutti gli effetti il wrestling nel mio lavoro a tempo pieno. Ho sempre sognato di lavorare nel mondo della radio o della televisione e mi piacerebbe un giorno tornare in cabina di commento, magari per una realtà americana. Nel mese di giugno parteciperò insieme alla mia ragazza (anche lei parte di questo tour come fotografa) al nuovo reality show “Stupido Hotel”. Dopo questa nuova esperienza sto iniziando a scrivere e vorrei pubblicare il mio primo romanzo scritto.

Spesso nel Wrestling vediamo i lottatori colpire anche gli arbitri. Hai mai ricevuto un colpo sul ring? Hai episodi curiosi da raccontarci?
Nel wrestling capita spesso di venire abbattuto accidentalmente, ed anche per questo è importante che la figura dell’arbitro sia ben allenata e sappia incassare le cadute. Nel corso degli anni me ne sono successe di tutti i colori, una volta addirittura un lottatore è salito sul ring per strapparmi la divisa di dosso davanti al pubblico.

Puoi dare qualche consiglio ai nostri lettori, qualora qualcuno di loro volesse seguire le tue orme?
Il cammino dell’arbitro di wrestling o del lottatore non è semplice ma neanche impossibile. Se decidete di intraprendere questa strada non prendetela come un gioco o uno svago, perché è un cammino pieno di sacrifici e duro lavoro. Prendere questa disciplina come un gioco può essere davvero pericoloso. Investite nel vostro fisico, affidatevi a dei veri professionisti, e soprattutto sappiate che una volta che salirete sul ring non dovrete fare ciò che piace a voi ma ciò che piace al pubblico. Questo perché il vostro obiettivo dovrà essere quello di divertire la gente e di contribuire alla diffusione di un business e dello sport spettacolo più amato al mondo. Se qualcuno volesse diventare arbitro, non esiti contattami sulle mie pagine social.

FONTE:https://news.superscommesse.it/interviste-personaggi-famosi/2022/03/il-lord-jhonny-puttini-a-sn-e-sempre-stato-il-mio-sogno-quello-di-arbitrare-qui-in-america-e-posso-dire-di-averlo-realizzato-485780/