Noemi Batki Intervista:

“A Tokyo per godermi la quarta Olimpiade e raccogliere i frutti del mio duro lavoro. Budapest 2010 l’inizio della mia affermazione nell’individuale”

Tempo di lettura: 7 Minuti
1290
Noemi Batki Intervista

Noemi Batki Intervista. Abbiamo intervistato Noemi Batki, tuffatrice italiana che si appresta a partecipare alla sua quarta Olimpiade. Con un prestigioso palmares alle spalle e la grande determinazione che la contraddistingue, Noemi si presenterà ai giochi olimpici di Tokyo con il tuffo dalla piattaforma da 10 metri, la sua specialità. In questa lunga intervista, Noemi ha raccontato di aver messo da parte paure e tensioni, che in tempi passati l’hanno ostacolata nel suo percorso, per cercare di raccogliere i frutti del duro lavoro svolto in questi anni e di godersi appieno questa nuova esperienza olimpica.

Noemi, quando hai capito che il tuo elemento fosse l’acqua? Quando hai deciso di voler trasformare la tua passione in una professione?
Grazie a mia mamma, che mi portava con lei in piscina fin da piccolina, quando ancora si allenava. Devo ammettere che è stato un approccio graduale, fino a 4 anni non mettevo la testa sott’acqua. Ho iniziato ad allenarmi con costanza a 6 anni e fino ai 13 anni sono sempre stata un’atleta potenzialmente forte, ma timorosa. Ho addirittura smesso per un anno intero a causa di tutte le paure che non riuscivo a superare. Quando sono tornata, a 14 anni, avevo una testa diversa: da quel momento in poi, iniziai a diventare inarrestabile.

Le tue specialità sono il tuffo da trampolino e quello da piattaforma. Hai una preferenza tra queste due tipologie?
Al momento la mia specialità è la piattaforma, sono anni ormai che non gareggio dal trampolino livello internazionale, e la mia è stata una scelta. Adoro ciò che un tuffo dalla piattaforma fa provare, la spettacolarità, il maggior coinvolgimento e la pulizia dell’esecuzione che si possono raggiungere. Ho iniziato la mia carriera come trampolinista, ma poi ho deciso di seguire il mio cuore e di uscire dalle orme della Cagnotto per crearmi la mia strada dalla piattaforma.

La tua è una carriera ricca di riconoscimenti e soddisfazioni. In particolare, il 2008 è stato un anno davvero positivo: vinci un oro in coppia con Francesca Dallapé nel sincro da 3 metri e un argento in coppia con Tania Cagnotto nel sincro da 10 metri, all’Arena Diving Champions Cup, a Stoccolma. Che ricordi hai di quell’anno e di quelle due esperienze di sincro con due compagne di quel calibro?
Ho dei bellissimi ricordi con entrambe. Con Tania il percorso è durato poco, perché lei ha scelto di specializzarsi dal trampolino proprio in quegli anni, ma sono onorata di aver potuto saltare assieme a lei per quella stagione, vincendo anche la mia prima medaglia europea con lei qualche mese più tardi. Con Francesca, invece, siamo cresciute insieme, abbiamo centrato la nostra prima olimpiade insieme, per cui il percorso è stato molto più lungo ed intenso. Sono stati anni molto importanti, che ci hanno forgiato ed inserito nel mondo dei big.

Nello stesso anno, a Eindhoven, arriva la prima medaglia in carriera ai Campionati Europei: conquisti il bronzo, questa volta in coppia con Tania Cagnotto nella piattaforma sincro da 10 metri. Che sensazione hai provato, per di più in qualità di quarta atleta azzurra di sempre a salire sul podio in un Campionato Europeo?
E’ stato stupendo, emozionante ed appagante. Saltare con una big che fa predisporre i giudici positivamente ha i suoi vantaggi, e riuscire a competere mantenendo uno standard simile al suo fece sì che riuscissimo a vincere la mia prima medaglia europea, il che rappresentò per me un primo vero passo nel mondo dei grandi.

Nel tuo palmares compaiono ben 4 argenti, tutti conquistati con la specialità del tuffo da piattaforma da 10 metri. Uno di questi è arrivato nel 2010, quando agli Europei di Budapest sei stata protagonista di un’epica rimonta: da 12esima e ultima dopo l’esecuzione dei primi due tuffi sei balzata in seconda posizione, con 343,80 punti, dietro alla tedesca Steuer, medaglia d’oro con 354,50 punti. Quanto è stato significativo per te questo Europeo? Sei uscita con una maggiore consapevolezza delle tue capacità?
Budapest 2010 è a tutt’oggi il più bel ricordo sportivo che ho, la più grande emozione. Fu la prima medaglia europea individuale e arrivò dopo che decisi di cambiare strada, dopo l’era del sincro con Francesca, dopo un anno di lavoro intensissimo in cui volevo disperatamente emergere nell’individuale. Fu l’inizio di una lunga strada da piattaformista, ed avvenne a casa mia, davanti ad un pubblico quasi interamente lì per me, per cui fu speciale.

Nel 2011 arriva per te un oro dalla piattaforma importantissimo, ai Campionati Europei di Torino, che ti vale il titolo di campionessa europea della specialità e la qualificazione diretta nella stessa gara per le Olimpiadi di Londra 2012. Hai conquistato altri due ori agli Europei di Kiev nel 2019, nel sincro 10 m, in coppia con la sedicenne Chiara Pellacani, e alle Universiadi di Bankok 2007, nel trampolino da 1 metro. Tra queste competizioni, ce n’è una che, per qualche ragione, ha per te maggior valore?
L’oro di Torino ha indubbiamente il valore più grande, innanzitutto perché conquistato in una specialità olimpica individuale, e poi perché appunto qualificava per Londra 2012. Arrivò dopo l’argento di Budapest, per cui ci tenevo a riconfermarmi, e gareggiavo in Italia, per cui l’occasione andava sfruttata. Dopo la solita eliminatoria disastrosa che mi contraddistingueva, ho saputo tirare fuori dal cilindro un’ottima finale, riuscendo nell’impresa di diventare la prima atleta al mondo qualificata ai giochi di quell’edizione.

Quale credi che sia il tuo punto di forza? Cosa ti rende e ti ha reso un’atleta così talentuosa?
Indubbiamente la resilienza. Quando mi metto in testa una cosa lavoro senza sosta, con costanza e per ottenerlo. Non mi reputo un’atleta talentuosa, anzi devo lavorare il triplo degli altri per ottenere gli stessi risultati, ma sono disposta a farlo.

C’è stato un momento di grande sconforto sportivo? Se sì, in che occasione?
Ce ne sono stati tanti, e ce ne sono ancora, fa parte del gioco, soprattutto per me che prendo ogni sfida con estrema serietà. Le olimpiadi di Rio sono state un momento molto drammatico della mia carriera, ero infortunata e non riuscire ad esprimermi al meglio mi ha distrutto. Per questo motivo ho deciso di continuare a fare questa vita per un altro quadriennio, qualificandomi ora alla mia quarta Olimpiade.

Alle imminenti Olimpiadi di Tokyo gareggerai solo nell’individuale, perché sfumata l’opportunità del doppio pass olimpico per via di un nono posto nel sincro dalla piattaforma in coppia con Chiara Pellacani. Cosa non ha funzionato, secondo te? Sarà un motivo per avere motivazione in più?
Io e Chiara abbiamo diverse priorità: lei è una trampolinista, e in questo anno così importante ha allenato molto quella specialità, motivo per cui dalla piattaforma abbiamo eseguito pochissimi allenamenti insieme. Per qualificare un sincro alle Olimpiadi sarebbe servito molto più impegno e dedizione, ma per lei sono state fatte scelte differenti. Sono contenta di averci comunque provato anche perché altrimenti, essendomi già qualificata nell’individuale nell’anno precedente, non avrei potuto testare l’impianto stupendo di Tokyo alla coppa del mondo.

Elena Bertocchi e Chiara Pellacani rappresenteranno l’Italia nella specialità del trampolino 3 metri sincronizzato, mentre per il sincro maschile saranno Giovanni Tocci e Lorenzo Marsaglia a tenere alta la bandiera tricolore. L’Italia potrà fare risultato in questa specialità? O ci sono delle coppie, a livello olimpico, fin troppo consolidate?
La gara del sincro è sempre molto tirata, perché alle olimpiadi approdano solo le migliori 8 coppie per cui si è in finale diretta, e tutto è possibile. Per quanto riguarda le ragazze, oltre alle cinesi, nessuna coppia è imbattibile, e viste le recenti mancate qualificazioni di due delle coppie più papabili per le medaglie, la loro strada per entrare nella storia è a portata di mano. Per quanto riguarda i ragazzi la medaglia è un po’ più lontana, ma nei tuffi tutto è possibile, per cui l’importante è dare il massimo e poi chissà, staremo a vedere.

Quale traguardo ti auguri di raggiungere in questa quarta partecipazione ai Giochi Olimpici?
Spero di riuscire a godermi l’esperienza, e di saltare con la testa libera, perchè ormai è tempo di raccogliere i frutti del duro lavoro senza più farsi frenare da preoccupazioni o tensioni inutili. Non vado a Tokyo per gareggiare in termini di risultato, ma cercherò di affrontare la gara con il giusto atteggiamento mentale, perché solo in questo modo posso riscattarmi e dare il meglio di me. Voglio cogliere questa opportunità per ringraziare il Centro Sportivo dell’Esercito che mi sta supportando in tutti questi anni di duro lavoro e che non ha mai smesso di credere in me, mettendomi sempre nelle condizioni di potermi allenare con la massima serenità possibile.

INTERVISTA COMPLETA E FONTE: https://news.superscommesse.it/interviste-personaggi-famosi/2021/07/noemi-batki-a-supernews-a-tokyo-per-godermi-la-quarta-olimpiade-e-raccogliere-i-frutti-del-mio-duro-lavoro-la-resilienza-il-mio-punto-di-forza-450737/